sabato 20 aprile 2013

Vittoria!

Il Comitato NO Emma Bonino presidente mentre depreca il nuovo incarico dato al golpista Napolitano gioisce e canta vittoria per la mancata elezione di Emma Bonino. Emma Bonino for Never!!!
Emma Bonino for Never!

Emma Bonino dagli aborti al Quirinale in Amazon Kindle

Il coraggioso libro dell'ex tesoriere dei radicali Danilo Quinto è acquistabile a € 6,67 per essere letto in formato Kindle! Non perdetelo! Fate girare la notizia!

Anche famiglia Cristiana contro Emma Bonino!

Per una volta, dopo anni di pisciate fuori dal vaso, anche Famiglia Cristiana si schiera contro la candidatura di Emma Bonino al Quirinale!

di Antonio Sanfrancesco
16/04/2013 
C'è modo e modo di invecchiare
Emma Bonino, 65 anni
Mai come stavolta la scelta del Presidente della Repubblica si preannuncia delicata e decisiva. Le tattiche dei partiti sono solo all'inizio e nel segreto dell'urna potrebbero decidere alcuni franchi tiratori. 
Ma se c'è un principio da cui non si può derogare nell'eleggere il Capo dello Stato è quello della sua rappresentatività. Chi siede al Colle deve essere una personalità in grado di dare voce a tutti gli italiani facendosi garante, come recita la Costituzione, dell’unità nazionale. 


Nelle ultime settimane s'è fatta strada l'potesi di Emma Bonino. Gode di buona stampa, riscuote grande simpatia tra gli intellettuali, ogni giorno decine di sondaggi la danno per favorita in virtù del suo essere donna e delle sue battaglie laiciste. Insomma, alle élite del nostro Paese la leader radicale piace. Molti però sorvolano su un piccolo particolare: alle ultime elezioni politiche la lista in cui era candidata la Bonino, "Amnistia Giustizia Libertà", ha preso alla Camera dei deputati la percentuale dello 0,19%, cioè 64.709 voti restando fuori dal Parlamento. E dal punto di vista politico e culturale non rappresenta affatto il mondo cattolico ma incarna piuttosto una cultura radicale libertaria che nulla a che vedere con le posizioni e la sensibilità di chi, anche da laico, si batte, Costituzione alla mano, per difendere la famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio». 



La sua linea, ribadita da anni di campagne e scioperi della fame, è chiara: depenalizzazione di tutti i tipi di droga, divorzio breve, apertura ad ogni tipo di famiglia comprese quelle composte da coppie omosessuali, eutanasia, liberismo sfrenato in economia, abolizione della legge 40 sulla fecondazione assistita, accettazione dell’ideologia del gender secondo la quale, come ha ricordato Benedetto XVI, «l’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela». E poi ancora: aperture sulle banche del seme e all’utero in affitto. 



Senza dimenticare che la Bonino entrò in Parlamento la prima volta nel 1976 sull’onda della notorietà conquistata quando aiutava le donne ad abortire illegalmente a domicilio. Una pratica che lei stessa descrisse in un’intervista: «Gli aborti», spiegò, «vengono fatti con una pompa di bicicletta, un dilatatore di plastica e un vaso dentro cui si fa il vuoto e in cui finisce il contenuto dell’utero. Io uso un barattolo da un chilo che aveva contenuto della marmellata. Alle donne non importa nulla che io non usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari, anzi è un buon motivo per farsi quattro risate». 



Non a caso il mondo cattolico, dai media alle associazioni, ha preso le distanze dall’ipotesi Bonino al Quirinale: «Non è mestiere nostro proporre candidature», ha spiegato il presidente del Forum delle associazioni familiari Francesco Belletti, «chiediamo solo che il nuovo presidente non sia il "campione" di una parte ma che, nel rispetto reciproco, sappia tenere insieme le grandi differenze politiche, valoriali, religiose che rappresentano un patrimonio italiano». Secondo il Movimento per la Vita c’è «totale incompatibilità fra l'esperienza politica di chi sin da giovane ha scelto di battersi per l’aborto e quel ruolo di rappresentanza massima dei cittadini che caratterizza le funzioni che spettano alla Presidenza della Repubblica». Il Capo dello Stato, ha affermato il Movimento, è il «primo garante della Costituzione che fin dai suoi primi articoli proclama l'impegno della Repubblica a garantire e tutelare i diritti inviolabili dell'uomo. Che tra questi rientri primariamente il diritto alla vita, è generalmente e logicamente riconosciuto». 

Sulla stessa linea anche l’Associazione nazionale famiglie numerose: «Noi chiediamo», hanno affermato in una nota i presidenti Giuseppe e Raffaella Butturini, «di tracciare il volto e l’azione di un presidente a partire da quella che è la risorsa prima e insostituibile della società, il suo "cuore pulsante", il luogo dove si generano consumi, relazioni, coesione sociale e fraternità, il luogo dove si genera il futuro della nostra società: la famiglia, “la famiglia come società naturale fondata sul matrimoniocome scrive all’articolo 29 la nostra Costituzione, con una formulazione dovuta a Palmiro Togliatti». 


Emma Bonino, è evidente, non rappresenta tutti gli italiani e, se eletta, dovrebbe rappresentare una Costituzione fondata su alcuni principi che lei stessa nella sua lunga carriera politica ha combattuto aspramente.

Danilo Quinto parla del rischio Emma Bonino

L'intervento di Danilo Quinto sul suo ultimo libro "Emma Bonino dagli aborti al Quirinale?" nella Libreria Fede & Cultura di Verona, viale della repubblica 15 il giorno 18 aprile 2013. Una storia di conversione, di persecuzione anticattolica, di mala-politica, di corruzione, di perversioni istituzionalizzate.

venerdì 19 aprile 2013

La Bonino vista da un ex-radicale. Intervista a Danilo Quinto


di Lorenzo Bertocchi
Piace alla gente che piace. Emma Bonino viaggia in testa ai sondaggi per essere eletta a Presidente della Repubblica, eppure è una figura controversa. In questi giorni è uscito un libro – “Emma Bonino dagli aborti al Quirinale?, Ed. Fede&Cultura – scritto da uno che l’ha conosciuta bene.

Si tratta dell’ex dirigente radicale Danilo Quinto che, dopo una profonda conversione alla fede cattolica, racconta la vicenda umana e politica dell’Emma nazionale. Ne esce un profilo controcorrente rispetto a quello contrabbandato dai media, perciò abbiamo incontrato Quinto per saperne di più.

Oggi le parole hanno significati fluttuanti. Non si dice più aborto, ma interruzione di gravidanza, non più omicidio, ma salute riproduttiva. Da “delitto” a “diritto”. Dal suo punto di vista quanto hanno contribuito i radicali all’affermarsi di questa strana realtà?

"I radicali sono stati gli ideologi consapevoli della realtà che viviamo. La secolarizzazione del Paese è in gran parte opera loro ed è stata così seducente e seduttiva – e quindi diabolica – che è penetrata nelle coscienze dei più. Hanno contrabbandato il desiderio con la libertà, distruggendo quei principi dell’ordine naturale, che sono patrimonio vivo dei credenti nel Vangelo e in Gesù Cristo, ma appartengono a tutti, perché sono scritti nell’anima di ogni essere umano, come scrive Benedetto XVI".

Lei scrive che Emma Bonino, considerata paladina dei diritti, segue un’ideologia neo-malthusiana che si attua a livello internazionale con una vera e propria strategia di riduzione della popolazione. Lupo travestito da agnello?

"I lupi sono sempre travestiti da agnelli. Per questa ragione ammaliano e mascherano la loro pericolosità. Il figlio di Dio si è lasciato mettere sulla Croce anche per loro, ma solo se si pentono e si convertono. Il perdono cristiano non viene distribuito un tanto al chilo a chi si macchia di delitti contro la persona umana. Solo se ci sarà la loro conversione, saranno perdonati dal Giudice Supremo e anche per loro ci sarà misericordia e grande festa degli Angeli nel Cielo. Prego che questo accada".

Emma Bonino nel 1976 praticava aborti con l’ausilio di una pompa da bicicletta, un dilatatore di plastica e un vaso. Faceva tutto ciò per i diritti delle donne, ma che cos’è per la Bonino un embrione umano?

"Spazzatura. Come i bambini che vengono abortiti, per i quali i radicali si battono perché non venga loro data degna sepoltura. Chi è contro la vita, dal suo concepimento alla morte naturale, uccide prima di tutto la sua identità di persona e poi, di conseguenza, propone la soppressione dell’altrui vita. Solo chi è ‘morto dentro’, può proporre e invocare la libertà di uccidere la vita. Questa è l’ideologia anti-umana di colei che in questo Paese sta in testa a tutti i sondaggi per la Presidenza della Repubblica".

Divorzio, aborto, eutanasia, droga libera: sono le battaglie dei radicali. Nel suo libro si accenna ad una parte del mondo cattolico che, in qualche modo, sembra rendersi complice di queste battaglie. In che senso?

"Perché sono tiepidi. Non hanno letto l’Apocalisse, dove è scritto che alla fine dei tempi, Dio i tiepidi, li vomiterà. Hanno paura di esporsi, di essere testimonianza, di battersi per la libertà e la verità, che è l’essenza dell’essere cristiani. Parlamentari cosiddetti cattolici giungono perfino a sostenere, con i loro appelli, lo strumento principe della propaganda radicale, che riceve ogni anno dallo Stato dieci milioni di euro per trasmettere le sedute parlamentari. Servizio che potrebbe essere svolto dalla Rai-Tv. Gratis. Di questi comportamenti, dovranno rispondere alla loro coscienza".

In un passaggio del libro si dice che è necessario interrogarsi sui principi in base ai quali i giovani crescono. Se la Bonino diventasse Presidente della Repubblica quali principi potrebbe garantire ai nostri giovani che sono il futuro della nazione?

"I principi sui quali s’intende fondare l’Europa politica, che attualmente non esiste, tanto cara alla Bonino e ai suoi alleati, come George Soros. Un’Europa scristianizzata che ha ha già negato di scrivere nella sua Costituzione le sue radici, giudaico-cristiane. Un’Europa dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, che adotteranno bambini; degli aborti, che si consumano uno ogni venticinque secondi; dell’”inverno demografico”, come viene chiamato, dove il tasso d’incremento della popolazione sarà garantito solo dalle coppie di immigrati estranee alla cultura europea, che vengono “accolte” con quel buonismo d’accatto e miserevole, che sta facendo danni spaventosi all’identità del continente, che non esiste più".

Dopo una vita a fianco di Pannella e Bonino, lei ora si definisce una persona libera. Cosa è sucesso?

"Perché ho incontrato il Cristianesimo. Perché appartengo a Dio. Perché ho scoperto il privilegio della sofferenza, che mi unisce alla Croce di Cristo. Perché, insieme alla mia famiglia, non mi pongo il problema del domani, che avrà di certo le sue inquietudini – come dice il capitolo sei del Vangelo di Matteo – ma mi abbandono, giorno dopo giorno, alla volontà di Dio. Il mio più grande desiderio è essere un Suo servo inutile, sperando che il Signore mi conceda la grazia di scontare su questa terra i miei peccati e quelli delle generazioni che mi hanno preceduto e, infine, di poterLo guardare e stare vicino a Lui, nella bellezza del Paradiso".
(La Voce di Romagna, 17/04/2013)

Prodi bocciato porta aperta al rischio Bonino

Prodi bocciato (per fortuna!) è la strada aperta alla vera candidatura programmata sin da principio di Emma Bonino alla presidenza della repubblica. Non vogliamo che la furia delle tenebre sommerga l'Italia. Sostieni subito la campagna contro Emma Bonino presidente!

mercoledì 17 aprile 2013

Emma Bonino e gli allocchi sostenitori


di Aldo Forbice
Siamo quasi alla vigilia di un evento importante per il nostro paese: l’elezione del presidente della Repubblica, cioè dell’uomo che potrà influenzare le scelte fondamentali per il nostro sistema democratico. Potremmo già immaginare che cosa accadrebbe se al Colle salisse Romano Prodi o Franco Marini o ancora Giuliano Amato, per limitarci ai nomi che con maggiore insistenza si fanno nel centro sinistra. Per non parlare degli altri o delle altre: quelli immaginati dai grillini, come la giornalista Milena Gabanelli, lo stesso Romano Prodi, l’ex presidente della Consulta, Zagrebelsky e Stefano Rodotà.Sembrano ormai tramontati i nomi di Anna Finocchiaro (dopo lo “schiaffo”di Matteo Renzi) e di Emma Bonino. Ma, per motivi diversi, resistono (o si rafforzano) i nomi della dirigente radicale e di Massimo D’Alema.

Parliamo di quest’ultimo che, dopo essere stato il principale sostenitore di Pierluigi Bersani, ora è diventato il suo principale nemico e adesso –dopo essere stato l’avversario più forte di Matteo Renzi- ne è diventato l’alleato di maggiore spessore. Il Pdl sa che non può puntare su un proprio candidato, senza una preventiva intesa col Pd, ed è per questa ragione che chiede di conoscere il nome ufficiale del partito di Bersani per avviare un confronto, per cercare di arrivare a un candidato condiviso, e non mette più sul piatto la richiesta di un governissimo, come gli stessi saggi nominati da Napolitano, hanno suggerito.

La partita però è tutt’altro che trasparente. Ognuno muove le pedine senza un piano preordinato, mirando a fare scacco matto. Certo la posta in gioco è alta, molto alta , perchè dal nuovo inquilino del Colle dipenderà il futuro governo (Bersani o un altro incaricato), lo scioglimento anticipato del Parlamento e influenzerà sicuramente il futuro del nostro sistema parlamentare. 

Quello che appare evidente oggi è che i partiti politici, (Pdl escluso, almeno per il momento) si presentano profondamente divisi: il Pd almeno in tre tronconi e negli ultimi giorni si è parlato a lungo di rischi possibili di scissione. Si è detto che Matteo Renzi, che insiste molto per un ritorno alle urne, potrebbe vincere le nuove primarie e diventare il candidato premier, al posto di Bersani. Ma se questo obiettivo non dovesse essere raggiunto, la scissione sarebbe più probabile , con l’accordo di una parte dell’ex Margherita, dello stesso D’Alema, Gentiloni, Franceschini, Nicola Latorre e altri dirigenti (soprattutto i giovani, fedelissimi di Renzi). Dall’altra parte, rimarrebbe Bersani, con i giovani turchi (Fassina, Orsini, la Moretti, ecc ), con la Bindi, forse Veltroni, Fioroni, Marini, Letta e qualche altro proveniente dalla ex Margherita), che a quel punto si fonderebbero col Sel di Niki Vendola. Resta, per il momento, una incognita se questo progetto sarà realizzato prima o dopo le scadenze elettorali, prima o dopo il congresso Pd di ottobre. Ma potrebbe esserci un colpo di scena: le dimissioni di Bersani, qualora il nuovo presidente della Repubblica non gli rinnovasse l’incarico per formare il nuovo governo.
Fra i partiti in sofferenza vi è anche quello di Monti. Il professore ha infatti minacciato di andare nel gruppo misto del Senato, non riconoscendosi più in “Scelta civica”. Al punto che un giornale ha ribattezzato questo movimento “Sciolta civica”, vista la propensione di buona parte dei suoi esponenti ad abbandonare la barca che affonda. Come ha fatto Gianfranco Fini col Fli e come ha dichiarato di fare lo stesso Casini con l’Udc, che non si sa più se esiste ancora o è in naftalina.
Altri partiti in sofferenza sono la Lega, dove la battaglia in corso diventa ogni giorno più aspra tra bossiani (che vogliono riconquistare la segreteria del partito) e i maroniani che si difendono a colpi di espulsione; poi in questi duelli rusticani si distinguono coloro che lavorano in proprio (come Zaia e Calderoli), cercando di ricavarne il massimo dei vantaggi per le proprie componenti. In questo scenario, anche per ragioni di strategia interna, Maroni sembra ricercare un accordo con Bersani, concedendo un consenso al candidato presidente o addirittura un appoggio esterno a un futuro governo del leader Pd. In cambio di che cosa? Per il momento appare un segreto, ma lo scopriremo presto, anche perché le contropartite sono sempre visibili. 
Un’analisi particolare merita il M5S, in forte fibrillazione interna. Una spaccatura o una implosione sembra inevitabile, magari non a brevissimo termine. Il test più vicino è rappresentato dalla elezione del nuovo presidente. Il primo errore è stato come l’inserimento del nome di Grillo fra i candidati grillini, quando è noto che l’ex comico non è eleggibile (è privo di diritti civili); il secondo di aver puntato sul nome di Prodi, quando è noto che questo ex boiardo di Stato simboleggia la peggiore casta politica del dopoguerra. Per non parlare di una giornalista Rai, ormai stracarica di querele (l’ultima è arrivata dal sindaco di Roma, Alemanno) perché le inchieste che propone, sicuramente meritevoli per i temi trattati, ma quasi sempre non corredate da elementi essenziali del servizio pubblico : le prove certe dei “misfatti” e comunque senza le contrapposizioni di opinioni , così come ci insegnavano i grandi maestri del giornalismo radiotelevisivo (Zavoli, ad esempio). La partita è aperta. Lo è anche per quella “furbacchiona” di Emma Bonino (l’ha definita così Giancarlo Perna, del “Giornale”). Martedì 16 Aprile, in una conferenza stampa a Roma, per presentare il libro di Danilo Quinto (“Emma Bonino, dagli aborti al Quirinale ?”, editore Fede e cultura) mi hanno colpito delle riflessioni, anche di parlamentari e consiglieri regionali, in particolare, due cose: 1) la critica serrata e documentata nei confronti di Emma Bonino, che ha saputo ben costruire la propria immagine mediatica e che fatto carriera con campagne abortiste, per l’eutanasia e la liberalizzazione delle droghe leggere, passando con cinismo e disinvoltura, avvinghiata al partito personale di Marco Pannella, da destra a sinistra, conquistando consensi anche nel mondo della finanza, della moda e nello spettacolo, al punto da farsi candidare al Quirinale; 2) che i cattolici si sentono oggi accerchiati in un paese come l’Italia (dove esiste ufficialmente il 90% dei cittadini di fede cattolica e dove ha sede il Vaticano) . L’on. Carlo Giovanardi, ad esempio, ha detto molto preoccupato che “se il Pd facesse blocco con i grillini, i cattolici in parlamento diventerebbero una minoranza. E temiamo che persino una parte di deputati e senatori ci possa tradire per strategie di potere. E sarà peggio che in Spagna e in Francia: matrimoni tra gay, eutanasia , liberalizzazione delle droghe leggere e via di questo passo. Il tutto presentato come conquiste dei diritti civili. Ma è proprio questo che la grande maggioranza degli italiani vuole ?”
La candidatura Bonino, con tutti gli allocchi che la sostengono (Mara Carfagna compresa ), si inserisce in questa tendenza. Ma siamo certi che non passerà. Non sarebbe la vittoria di una “furbacchiona”, ma un’autentica tragedia.

No alla Bonino presidente!


E’ questo il messaggio emerso dalla conferenza stampa in cui è stato presentato il 16 aprile il libro di Danilo Quinto, Emma Bonino dagli aborti al Quirinale? (Fede & Cultura, Verona 2013), l’ex tesoriere radicale convertitosi dopo tanti anni di militanza nel partito di Marco Pannella.

Il primo a prendere la parola è stato l’Avv. Gianfranco Amato, prefatore del libro e presidente dei Giuristi per la Vita, l’associazione nazionale di avvocati e magistrati nata sulla scia del successo della Marcia per la Vita del 2012. L’avv. Amato ha spiegato che i Giuristi per la Vita si oppongono alla candidatura di Emma Bonino al Quirinale perché sarebbe il sugello di una cultura libertaria in contrasto con la maggioranza degli italiani.

E’ poi intervenuto don Gabriele Mangiarotti, responsabile del sito Culturacattolica.it, che ha ribadito, contro una cultura laicista che vorrebbe mettere il bavaglio alla Chiesa e ai cattolici, che si ha il diritto di parlare e di esprimere la propria visione del mondo perché nella società in cui viviamo, dobbiamo dare spazio a ciò che rende bella e umana la vita.

A seguire ha parlato Aldo Forbice, ex direttore di Zapping, che ha sottolineato l’assurdità che Radio Radicale, nonostante i tagli imposti a tutti, continui a percepire 10 milioni di euro all’anno dal Governo per svolgere un’attività che potrebbe fare a costo zero la RAI. Il dott. Forbice ha inoltre fatto osservare come, in maniera estremamente abile, Emma Bonino si sia costruita la sua immagine istituzionale quando svolse il ruolo di Commissario Europeo e di Ministro per il Commercio Estero.

Infine ha parlato l’autore del libro, che ha lavorato per anni accanto ad Emma Bonino. Oltre ad aver raccontato vari fatti avvenuti prima e dopo la sua conversione, Danilo Quinto ha spiegato che tutta la campagna in corso per la Bonino al Quirinale è tutta stata strategicamente studiata e può essere molto pericolosa. La cultura radicale, ha proseguito, non è quello 0,2% che ottengono alle elezioni politiche, ma è quella dei Galan, che promuovono leggi omosessualiste, del PD, dei Grillini….

E’ seguito un dibattito moderato dall’avv. Stefano Spinelli. (M.d.S.)

La candidatura abortita

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L'articolo in prima pagina del Giornale di oggi 17 aprile 2013 di Marcello Veneziani. La conferenza stampa di ieri a Montecitorio organizzata da Giuristi per la Vita è servita a qualcosa, forse.

lunedì 15 aprile 2013

Conferenza stampa a Montecitorio

Il presidente di Fede & Cultura, prof. Giovanni Zenone, invita alla conferenza stampa di presentazione del libro su Emma Bonino a Montecitorio, Hotel Nazionale, alle ore 12 di martedì 16 aprile. La conferenza stampa è organizzata da Giuristi per la Vita, col presidente Gianfranco Amato. Ci sarà la presenza di Stefano Spinelli, numerosissimi parlamentari, Danilo Quinto Autore del libro, il Prof. Zenone stesso.

sabato 13 aprile 2013

Ma perché proprio una donna?

di Giovanni Zenone
Gli asini in coro ragliano "Una donna in Quirinale!". Anche tanti pseudo-cattolici del dialogo, del compromesso, della svendita dei valori non negoziabili ai saldi di fine stagione si sono uniti a questo coro ragliante. Non si trova chi si ponga la semplice domanda della ragione e della tradizione: ma perché mai ci vorrebbe una donna come presidente della nostra repubblica delle banane? Perché mai, poi, fra tutte le donne proprio una lesbica rinomata e incallita? Da quando in qua l'autorità è rappresentata dalla donna? Questo  empio progetto fa parte del gran disegno rivoluzionario che vuole sovvertire l'ordine naturale con una sua scimmiottatura invertita. Se vogliamo vedere cosa significhi lo sfacelo provocato dal femminino che si mette al posto del mascolino in campo istituzionale basta osservare la putrefazione sociale cui è giunta l'Inghilterra e gli stati del nord Europa che hanno regine al posto dei re, donne al governo al posto degli uomini.
Che di uomini con le palle sia difficile trovarne, capaci cioè di vero governo, con polso saldo, è verissimo, ed è parte della crisi del maschio e del padre in cui languisce la nostra epoca. Ma ciò non significa che si debba proporre come soluzione un'inversione in senso lesbico-femminista. L'uomo deve tornare ad essere uomo e la donna ad essere donna, ciascuno con le sue prerogative e competenze. Finiamola con queste idiozie sovversive delle quote rosa e diamoci, se proprio si vuole insistere nell'esperimento fallito della democrazia, un presidente che sia uomo di governo, un vero duca, che guidi l'Italia fuori dal guado democratico e della crisi, dovuta in buona parte proprio alla logica democratica di accontentare tutti per conservare la poltrona.
Articolo tratto da La Voce di don Camillo

giovedì 11 aprile 2013

Un bestemmiatrice nel palazzo dei Papi?

L'unico modo per far finta di sorridere che ha
di Giuliano Guzzo
Sembra che Emma Bonino ce la possa fare. Non è ancora detto, ovvio, ma secondo gli scommettitori pare abbia ottime possibilità nella corsa al Quirinale. In attesa di vedere come andrà – e nella speranza che l’infausta ipotesi non s’avveri – non ci resta che dedicarci alla lettura di un testo appena pubblicato e che fa proprio al caso nostro, Emma Bonino. Dagli aborti al Quirinale? (Fede & Cultura, Verona 2013, pp. 106, € 11 – € 9,35 in ebook).

Il coraggio dell’autore
L’autore è Danilo Quinto, per molti anni dirigente del Partito Radicale, tesoriere per l’esattezza. Uno che con Emma Bonino ha trascorso una parte significativa della propria vita; che le è stato accanto non solo in svariate manifestazioni e campagne elettorali, ma anche nella pianificazione delle medesime e nelle raccolte fondi. Uno, insomma, che la conosce bene e che può parlare di lei con cognizione di causa. Si tratta anche di uno che le vuole bene, anche se da qualche anno sotto una luce diversa da prima. Quinto, infatti, tempo fa si è convertito al Cattolicesimo, cosa che lo ha pressoché automaticamente escluso dagli ambienti radicali, dove la Chiesa e i fedeli, si sa, non sono esattamente ben visti, anzi. Quest’isolamento è costato al Nostro una vera e propria persecuzione dai suoi ex amici, conclusasi purtroppo per lui con guai giudiziari; persecuzione che però non ha fermato la sua voglia di svelare i retroscena del piccolo ma potentissimo partito dove così a lungo ha militato.

Gli esordi di Emma Bonino
Emma Bonino. Dagli aborti al Quirinale? è quindi un libro scomodo. Molto scomodo. Ricorda per esempio gli esordi della leader radicale a base di aborti clandestini praticati a migliaia: 10.141 tra il febbraio e la fine di dicembre del 1975, secondo quanto da lei stessa rivendicato, coi corpicini dei nascituri selvaggiamente aspirati con una pompa di bicicletta e poi riposti in vasi acquistati in «un negozio di sanitari […] un buon motivo – aggiunse lei, con opinabile ironia - per farsi quattro risate» [1]. Un’impresa, questa, che costò l’arresto ad alcuni suoi compagni ma non a lei che, dopo essersi autodenunciata, pensò bene di scappare prima alla volta di Parigi e poi verso una meta ancora più sicura: il Parlamento italiano, dove Bonino sbarca nel 1976, giusto in tempo per proteggersi dalla richiesta di autorizzazione a procedere che la magistratura inoltrò nei confronti suoi, di Pannella e di Adele Faccio (1920-2007) per procurato aborto continuato pluriaggravato e associazione a delinquere. Esordio mica male, per una che ha fatto della lotta alla partitocrazia la sua bandiera. E che, come ricorda Quinto, ha avuto comunque la spudoratezza di affermare: «Credo nella legalità» [2]. Grazie tante: è comodo predicare la legalità quando si è cullati dall’immunità parlamentare (e dopo un bel po’ di aborti praticati illegalmente).

Una star europea?
Nonostante questi esordi – piuttosto macabri e opportunisti, abbiamo visto -, la carriera di Emma Bonino non si è fermata. Anzi. E’ continuata alla grande culminando nella nomina, nel 1995, a Commissario europeo alla Pesca, per i diritti dei Consumatori e per gli Aiuti Umanitari d’urgenza. Nomina avvenuta nel 1995 grazie a Silvio Berlusconi, o meglio  grazie – come ha scritto Maria G. Maglie – ad una «distrazione dell’ancora inesperto Cav» e di «un’alleanza anche limitata a temporanea con i moderati», una manna per lei che «ha sempre avuto un debole per il centrosinistra» [3]. E di qui in poi i giudizi si dividono: c’è chi la ricorda come «un eccellente commissario» [4], e chi, invece, annota come si ricordi «raramente che quando fu commissario europeo, dal 1995 al 1999 […] la Commissione di cui faceva parte, presieduta da Santer, si dimise, travolta da brogli, corruzione, spese pazze, consulenti esterni e amici degli amici in violazione di ogni procedura legale. La Bonino, la moralista sdegnata che conosciamo, non si era accorta di niente o aveva taciuto» [5]. Ciascuno, a questo punto, si faccia l’idea che crede.
Emma la bestemmiatrice
Accanto alla carriera politica, c’è poi un universo personale di Emma Bonino di cui si sa poco eccetto alcune performance improvvise e, diciamolo, piuttosto agghiaccianti. Come la bestemmia strillata in faccia all’allora dirigente radicale Daniele Capezzone – ancora oggi visibile  su Youtube - durante una riunione della direzione di partito del 2007. Come mai quella perdita di controllo? Nervosismo? Fu solo un caso? Secondo Danilo Quinto, che la conosce bene, no: «È un atteggiamento tipico di chi sa di dover dominare la scena, di essere stata scelta per un destino, di chi non può consentire che un ragazzo dinamico, un po’ borioso e sopra le righe come Capezzone, le faccia ombra […] Sono questi i momenti nei quali la ragazza di Bra dimostra la sua identità, la sua natura. Il suo dire si fa greve. Se la prende con il Creatore e scarica su di Lui tutto il livore di cui è capace. La persona che ti dà fastidio, di cui ti vuoi sbarazzare, per Emma – o per Pannella, fa lo stesso – la devi abbattere, annientare, distruggere. Diventa il tuo nemico e quella bestemmia contro Dio serve solo per rafforzare l’odio, renderlo più consistente. Definitivo» [6].
Il lato triste (e segreto) di una leader
Oltre a questo c’è anche un aspetto meno evidente e più segreto, per così dire, del carattere della leader radicale. Ed è anche un aspetto triste. E’ l’aspetto che emerge quando lei, per esempio, riconoscendo d’aver paura di impegni seri ammette d’ aver cercato un figlio che non riuscì, però, mai ad avere: «Non ho mai avuto il coraggio di prendere un impegno per sempre. E un figlio è l’unica cosa che è davvero per sempre. Ad un certo punto della mia vita però l’ho anche cercato un figlio» [7]. Parole che spiegano come mai questa donna abbia scelto, una volta intrapresa questa strada, di dedicarsi anima e corpo alla politica: per nascondere un vuoto. Un vuoto che tuttavia, quando la politica la delude, riemerge in lei brutalmente. Assai emblematiche, al riguardo, le parole di Emma Bonino riportate da Rizzo e Stella nel loro fortunato libro La Casta, dopo la delusione dei Radicali per le politiche del 2001:«Mi sento come un limone spremuto. Non ho fame, non ho sete, non ho sonno. Mi alieno come una disadattata […] adesso ho solo bisogno di curarmi: perdo i capelli, mi ballano i denti, soffro di fotofobia. Porto gli occhiali neri, non sopporto più la luce, non riesco più a mangiare […] sono sotto anestesia» [8].

Una preghiera per lei
Se invece che sacrificarsi totalmente per la politica – peraltro per una politica nichilista e mortifera – Emma Bonino si fosse fatta una famiglia, forse pensieri così profondamente tristi non li avrebbe mai formulati. Per questo paiono quanto mai opportune le parole con cui Quinto, concludendo il suo interessantissimo libro – di cui mi permetto di consigliare caldamente la lettura -, rivolge alla sua ex collega il pensiero più caro per un cattolico: una preghiera. «Cara Emma – scrive l’Autore – mi permetto di pregare per te, perché quando alla fine della tua vita, guarderai l’abisso dell’Eterno, troverai la nuova Eva. La Vergine, donna come te, aspetta di incontrare il tuo sguardo, per donarti, fin da ora, la verità della vita» [9]. Anche noi ci accodiamo a Quinto nella consapevolezza che al Quirinale gli Italiani – tanto più in questa delicatissima fase – si meritano una figura decisamente meno parziale della leader radicale, ed anche nella certezza che ad Emma Bonino non serve certo una nuova poltrona: ne ha già avute molte, ed abbiamo visto quale vuoto le hanno lasciato nel cuore. Ha piuttosto bisogno del perdono che, guardandosi dentro, deve trovare la forza di chiedere a Dio. Questo, e non altro, è ciò che chi le vuole davvero bene deve augurarle.

Note: [1] Bonino E. cit in Quinto D. Emma Bonino. Dagli aborti al Quirinale? Come si diventa un’icona laica della modernità e del potere, Fede & Cultura, Verona 2013, p. 45; [2] Bonino E. cit in Quinto D. Emma Bonino. Dagli aborti al Quirinale? Come si diventa un’icona laica della modernità e del potere, p. 100; [3] Maglie M.G. La Bonino è il solito brodino per le donne, «Libero», 7/4/2013, p. 7; [4] Vespa B. Il palazzo e la piazza, Crisi, consenso e protesta da Mussolini a Beppe Grillo, Mondadori, Milano 2012, p. 205; [5] Maglie M.G. La Bonino è il solito brodino per le donne; [6] Quinto D. Emma Bonino. Dagli aborti al Quirinale? Come si diventa un’icona laica della modernità e del potere, p. 103; [7] Bonino E. intervistata sul settimanale «Di Più» 1/07/08, p.36; [8] Bonino E. cit. in Rizzo S. – Stella G.A. La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili, Rizzoli, Milano 2007, p. 165; [9] Quinto D. Emma Bonino. Dagli aborti al Quirinale?, op. cit. p. 103

Articolo tratto dal blog di Giuliano Guzzo

mercoledì 10 aprile 2013

Una donna al Quirinale?

di Aldo Forbice
Tutta l’attenzione è ora rivolta alla “battaglia” presidenziale. I nomi che il Pd propone sono i soliti: Marini, Amato, Prodi. Ma non è escluso che, visto il can can mediatico che viene fatto da qualche settimana su “una donna al Quirinale”, venga presa in considerazione anche la candidatura di Emma Bonino, lanciata da Mara Carfagna. Quasi sicuramente però neppure la portavoce Pdl della Camera sa chi sia effettivamente questa donna radicale, al di là dell’immagine che lei stessa si è costruita abilmente negli ultimi anni, con la complicità di giornalisti simpatizzanti e potenti amici (nel campo economico, della finanza e della moda). Lo fa oggi, con un libro appena uscito, l’ex tesoriere del partito radicale, Danilo Quinto (“Emma Bonino, dagli aborti al Quirinale?”, edizioni Fede & Cultura). Quinto ha frequentato per venti anni l’on. Bonino, insomma è uno che “l’ha vista da vicino”, dai tempi in cui la dirigente radicale promuoveva e procurava in prima persona aborti. In una intervista del 1975 la leader del Pr dichiarava: “Si inizia a fare aborti con una pompa di bicicletta, un dilatatore di plastica e un vaso dentro cui si fa il vuoto e in cui finisce il contenuto dell’utero. Io uso un barattolo da un chilo che aveva contenuto della marmellata”. Tutta la vita politica trascorsa in Italia (ma anche in Egitto, a spese del parlamento europeo) per propagandare l’uso della droga, l’omosessualità e l’eutanasia in nome dei diritti civili. Vorreste una donna così a rappresentare il popolo italiano al Colle?

Chi vorreste come Presidente della Repubblica?


di Luca Costa
È un sondaggio che impazza sui siti web di alcuni importanti quotidiani (corriere.it e repubblica.it per esempio). Già oltre centomila i votanti. In testa alle preferenze degli italiani c’è Emma Bonino; seguita a ruota da Prodi, Rodotà, Amato e Dario Fo.
Ora, vorrei che ci chiedessimo, questi galantuomini sono davvero i candidati ideali per il Quirinale?
Proviamo allora con pochi tasselli a comporre un “mini-puzzle” della loro carriera politica. Cosa troviamo nel piatto, quali ingredienti?
Cominciamo con la Bonino: diecimila aborti clandestini praticati prima del ’78, talvolta utilizzando come “strumento” una pompa della bicicletta, cosa che neanche nei lager...
“Ma la Bonino ha combattuto diverse battaglie per i diritti civili”, dicono i suoi supporters. 
Vediamole queste battaglie: richieste continue di revisione del concordato, proposte di eliminazione dell’insegnamento cattolico nelle scuole, bozze di esproprio di beni della Chiesa per sanare i conti pubblici, idee di “dirottamento” dell’8 per mille, matrimoni gay, adozioni gay, appoggio alla costituzione degli “Stati Uniti d’Europa”, partecipazioni alle riunioni del Gruppo Bildelberg. Emma è favorevole al voto per gli immigrati, alla legalizzazione delle droghe c.d “leggere” (che poi leggere non sono affatto, faglielo a dire, basterebbe guardare che effetto hanno fatto a Pannella), alle cabine per “la riduzione del danno da droghe pesanti” (cioè le cabine per bucare gli eroinomani sotto “l’occhio vigile” di un infermiere), favorevole al deturpamento del paesaggio italiano (tutelato dalla Costituzione, ma chi se ne cura?) con le pale eoliche che piacciono tanto ai radicali, ma che producono meno energia di un criceto che corre nella ruota.
Recentemente, la vediamo offesa, fare il broncio, la nostra Bonino, perché non l’hanno fatta parlare in Chiesa al funerale della Melato. Forse lei che è un feroce prete del laicismo anticattolico, pensava di avere il diritto di illuminare i fedeli dal pulpito. E si è poi sentita in dovere di fare dell’ironia sulla tolleranza dei cattolici.
E qui facciamo, con un po’di elasticità mentale, che non guasta mai, un bel collegamento tra la Bonino, Amato e Prodi, e torniamo con la mente ad un momento simbolo della “tolleranza dei laicisti di casa Italia”: 2008, Roma, Università la Sapienza.
Chi non ricorda il vergognoso atto di violenza contro Papa Benedetto XVI, al quale fu impedito di pronunciare il (bellissimo tra l’altro) discorso di apertura dell’anno accademico, (dopo essere stato ufficialmente invitato), per colpa di un gruppo di “protestanti”. In quel caso una schiera di “intellettuali di casa nostra”, gli Odifreddi & Co. raccolsero firme per dichiarare solidarietà... ai violenti, affermando che il Papa non può e non deve fare un discorso in un’università (vagli a spiegare che fu Bonifacio VIII a fondare la Sapienza). La Bonino in quel caso parteggiò per questo gruppo di disgraziati, impegnati ad impedire agli altri studenti di assistere ad una lezione che valeva almeno quanto cinque anni di studio messi insieme... Gruppo di “tolleranti” alla cui testa di mise l’allora Premier, Romano Prodi. Anche lui favorito per il Colle oggi. All’epoca disse che il suo governo non poteva garantire l’incolumità del Pontefice, facendo capire che in effetti forse era meglio che Ratzinger non si presentasse. Governo di cui faceva parte quel Giuliano Amato, che forse ricorderete per alcune notti calde come quella del ’92, nella quale autorizzò la manona dello Stato a prelevare forzosamente i denari dai conti degli italiani. 
Bene, Amato nel 2008 era Ministro dell’interno. E cosa fece? Si impose come difensore della libertà assumendosi la responsabilità di garantire a studenti e Pontefice i loro diritti? No! Telefonò a Bertone e Bagnasco consigliando di “inventare un raffreddore del Papa per non creare scompigli, perché in fondo era meglio far saltare tutto”, come poi avvenne visto che le facoltà era in mano a un centinaio di violenti, e i problemi di sicurezza sarebbero stati davvero urgenti.
Poi c’è il buon Rodotà, che al tempo del caso Eluana si distinse come giurista d’eccellenza, affermando in tv di fronte ad un arrendevole Alfano (Alfano...), che toccava ai giudici decidere della vita di una cittadina italiana, e che il governo (Berlusconi, che almeno ci aveva provato) non poteva salvarla per decreto, no, “ci vuole la forma”, e la forma dice che tocca ai giudici (strano che in Italia sia così numeroso il partito che vede nei giudici dei Re Mida, in grado di trasformare ogni sentenza in giustizia celeste...). Ma ciò è falso ed è estremamente anticostituzionale, in quanto la Costituzione dice che la vita dei cittadini non si tocca, e non riserva in nessun articolo e in nessun titolo alla magistratura (nessun potere può), il diritto di disporre di un essere umano, mai questo doveva avvenire (vero Napolitano?). Invece è successo, anche con il parere favorevole nel nostro novello Giustiniano-Rodotà.
Poi c’è Prodi, che quotidianamente di spella le mani in applausi e complimenti alla sua amata Cina (dove è spesso ospite per congressi e conferenze che gli fruttano piogge di Yuan...), sì la Cina, la stessa Cina che calpesta i diritti e la vita dei suoi cittadini, la Cina dei trecento milioni di aborti e duecento milioni di sterilizzati in trent’anni. Ma Prodi vede solo l’aumento del Pil evidentemente.
E infine il nostro premio Nobel, Dario Fo! Basta ricordare in poche righe il ruolo che giocò nel brutale assassinio di Calabresi. Come dimenticarlo Fo con la sua sciarpona rossa, all’alba degli anni ’70, insieme alla moglie Franca Rame, impegnato nel raccogliere centinaia di firme per una petizione diffamatoria e grave contro il giovane commissario, che poco dopo fu brutalmente ammazzato sotto casa. Fatto orribile e intollerabile, salutato però all’epoca con gioia da Dario Fo (proprio così), il quale, nonostante l’assoluta innocenza della vittima circa la tragica morte di Pinelli (dopo le bombe di piazza Fontana e quella notte folle nella questura di Milano), continua ancora oggi a proporre nei teatri il suo disgustoso “morte di un anarchico” con le sue tesi anti-Calabresi. 
Ma come fanno certe camicie a smacchiarsi così velocemente in Italia? Oppure la realtà è che qualcuno certi aloni proprio non li vuole vedere?
Sono degni questi signori di diventare Capo dello Stato?
Possono degli anticattolici feroci essere guardiani dei nostri valori fondamentali, (diciamoli anche costituzionali se volete...)?
Ma la Costituzione italiana, e la Corte Costituzionale a più riprese (basterebbe leggere alcune sentenze...), non hanno forse detto chiaramente che la cultura cattolica è parte importante delle fondamenta della storia de nostro ordinamento, e che il culto cattolico apporta quotidianamente un necessario contributo a che tali valori si mantengano vivi e saldi? 
Può quindi questa combriccola essere chiamata a ricoprire il ruolo di “difensore centrale” della Costituzione, nonostante non faccia altro da decenni che attaccarla impunemente?
Ad avviso di chi scrive, no. 
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lunedì 8 aprile 2013

No alla Emma Bonino al Quirinale


di Stefano Fontana
È ormai da tempo che  tra i papabili ad essere eletti alla Presidenza della Repubblica circola il nome di Emma Bonino. Ora, per una serie di contingenze politiche la cosa si sta facendo ancora più insistente. E preoccupa.
Sulla prossime elezioni del sostituto di Napolitano si gioca un’importante partita politica. Anzi, la vera partita politica. Tutto il resto ne dipende, compreso il futuro governo. Tutti lo sanno ed è per questo che la tattica e il surplace hanno la meglio.

Il Pd ha due spinte interne. Una è la tentazione di Bersani di eleggere Romano Prodi con il “metodo Grasso”, ossia alla chetichella, senza accordi previ di natura organica. In questo modo si eleggerebbe un Presidente “di parte” e non rappresentativo della maggioranza degli italiani. Dal punto di vista di Bersani ne varrebbe la pena, però, perché così facendo si metterebbe in angolo Berlusconi e lo si accerchierebbe definitivamente con un Presidente a lui ostile. Certo, una “occupazione” di tutte le cariche istituzionali dopo aver “pareggiato” le elezioni comporterebbe, a lungo andare, molte conseguenze negative, ma nell’immediato potrebbe dare dei frutti. L’altra tendenza interna al Pd vuole scegliere un Presidente non di “parte” e quindi gradito anche al Pdl, come base per un successivo governo di unità nazionale con dentro anche il partito di Berlusconi.

In questo quadro è possibile che si trovi una convergenza proprio sul nome della Bonino. Mara Carfagna, del Pdl, l’ha indicata, seppure a titolo personale, come una persona gradita. Il segretario del Partito socialista Nencini l’ha proposta. Sta montando sui media la campagna pro Bonino. Lo scorso 4 aprile Il TG2 ha dedicato un lungo servizio sulle donne in politica che terminava con la Bonino. “Io voglio Emma Bonino Presidente” è il manifesto lanciato dai Radicali nella loro pagina face book. Il 5 aprile è uscito il solito sondaggio SWG secondo il quale Emma Bonino sarebbe al primo posto anche nel gradimento degli italiani. In precedenza era uscito un analogo sondaggio secondo cui tra i Grillini Emma Bonino, insieme a Rodotà e a Zagrebelski, era ai primi posti. Insomma: la consueta macchina propagandistica è iniziata alla grande. I deputati cattolici nel frattempo tacciono (o quasi), come pure il mondo cattolico in quanto tale, che sembra ormai pronto ad accettare tutto (o quasi) dopo aver deciso di poter votare tutto (senza quasi).

L’elezione alla Presidenza della Repubblica di Emma Bonino sarebbe un fatto gravissimo per l’Italia. Lei  rappresenta una cultura radicale fatta di etica libertaria ed esasperato individualismo. In questi decenni Emma Bonino e i Radicali hanno decostruito tutti i principali valori su cui si era retta la società italiana. Non sono stati gli unici, naturalmente, in quanto di numero esiguo, ma ne sono stati l’avanguardia e la Bonino ne è il simbolo. Le cosiddette battaglie per “i diritti civili” hanno portato in Italia le leggi sull’aborto e sul divorzio, che la Bonino considera ora troppo restrittive. La sua linea è per la depenalizzazione delle droghe, per l’apertura ad ogni “tipo” di famiglia, per la completa autodeterminazione circa il fine vita, per il suicidio assistito. In tema di fecondazione artificiale la Bonino è per l’abolizione della legge 40, o la sua definitiva apertura, a favore di un completo “fai da te” in tutta questa delicata problematica. La Bonino è per l’ideologia del gender, per la distribuzione senza limiti della cosiddetta “contraccezione d’emergenza” a carattere abortivo, per il mercato della banche del seme, per l’utero in affitto. La Bonino è per liberalizzare tutto, individualizzare completamente l’etica sociale, superare definitivamente la natura. E’ liberista sfrenata in economia ed è libertaria sfrenata in etica sociale. Rappresenta l’ideologia della borghesia moderna allo stato puro, che è un’ideologia nichilista. Quando parla – e ne parla spesso – di legalità e di diritto, li intende in modo assolutamente contrattualistico, senza il minimo riferimento ad una eventuale e remota legge di natura, nemmeno nelle forme aggiornate a cui hanno approdato alcuni intellettuali laici.

Con lei al Quirinale avremmo una interpretazione puramente formalistica, più che positivistica, e non sostanziale della Costituzione, senza riferimento ad un suo retroterra culturale e antropologico. Emma Bonino non rappresenta gli italiani. Sarebbe un Presidente non condiviso e non condivisibile. Esporrebbe la massima carica della Repubblica all’obiezione di coscienza. Toglierebbe alla nostra Costituzione la terra sotto i piedi.
La storia di Emma Bonino - chi è veramente e cosa vuole la leader radicale - vale la pena essere conosciuta. Per questo vi suggeriamo di acquistare il libro di Danilo Quinto a lei dedicato "Emma Bonino dagli aborti al Quirinale?", direttamente dal nostro sito (clicca qui)

sabato 6 aprile 2013

Emma for Never!

di Giovanni Zenone
Clicca per info e acquisti
Non vogliamo che Emma Bonino, paladina dell'omosessualità, della droga libera, dell'aborto senza limiti, della transessualità, delle perversioni d'ogni più sordida specie diventi presidente della repubblica. Non possiamo accettare che la decomposizione della civiltà e dell'umanità diventi l'istituzione più alta della repubblica. Per scongiurare una tale iattura chiedo che sosteniate la campagna per inviare ad ogni parlamentare una copia del libro di Danilo Quinto "Emma Bonino dagli aborti al Quirinale?" che dobbiamo spedire entro tre o massimo quattro giorni per informare senatori e deputati di che razza di persona sia quella che una cosca politica trasversale vorrebbe ad occupare il palazzo dei Papi.
Fai la tua donazione per rendere possibile questo atto politico di civiltà che passa per l'informazione dei nostri politicanti, versa la cifra che puoi all'iban IT59T0200811723000040977857 intestato a Fede & Cultura o al conto corrente postale n. 83065748 intestati a Fede & Cultura con causale "donazione Emma for never" oppure con carta di credito schiaccia il bottone qui sotto.
Diffondete questo messaggio perché la civiltà umana e cristiana non sia affogata nel fango radicale. Difendiamo la luce dalle

Una donna al Quirinale. Proponiamo…

Un libro rivelazione: clicca
Una donna al Quirinale? Dico la mia. Se proprio volete che sia una donna, io, l’unica che vedrei bene, è una come «la madre di Cecilia». Vabbè, confesso. E’ vero che in seconda stiamo leggendo i Promessi Sposi e la cosa evidentemente mi condiziona. E’ anche vero che potrei pensare a qualcuna del programma di terza o di quinta, o ad altri personaggi del romanzo manzoniano. Invece no. L’ho detto e non mi schiodo. «La madre di Cecilia».


Scusate. Ho saltato una riga perché, chiuse le virgolette e scritto il punto fermo, ho mollato la tastiera e sono andata di corsa a spegnere il cellulare e a staccare il telefono. Meglio prevenire…

Mi verrebbe anche voglia di cambiare residenza: vuoi mai che, tutte insieme, le maître à penser, le Donne Viola, quelle del Comitato Se Non Ora Quando, le vetero neo post femministe tra un cinguettio e l’altro pensino di organizzare una manifestazione proprio qui, sotto casa mia? Già me l’immagino, l’improvvisata delle Femen-tette al vento, urlanti e sbraitanti contro quel retrogrado paternalista di Manzoni e la sua fan dalle idee balzane.
Cosa le salta in mente – si dirà – di pensare come candidata al Colle ad una che non c’ha neanche uno straccio di nome. Che poi… Fosse «l’avvocata di…», «la dottoressa di…», «la governatora di…». Macché. «La madre di Cecilia». Una che è stata relegata al ruolo arcaico di genitrice. Angelo del focolare. Sposa e madre esemplare. Vade retro! Non sia mai!
E io insisto. Se proprio volete una donna al Quirinale, che sia così. E vi dico perché.
Andate alla metà, circa, del capitolo XXXIV. Rivedetevi il testo, se non l’avete presente. Ma rileggetelo tutto: dall’inizio alla fine, parola per parola. Anche le virgole. Ogni dettaglio, ogni espressione, ogni suono, ogni colore… Quella donna lì è così stra-ordinaria che – ditemi se sbaglio – nessuno di noi ha mai sentito il bisogno di conoscerne il nome. Nemmeno «il turpe monatto», che si stava avvicinando «per levarle la bambina dalle braccia» e che le si accostava «con una specie di insolito rispetto». E «tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era stato soggiogato, che per l’inaspettata ricompensa, s’affacendò a far un po’ di posto sul carro per la morticina»: per Cecilia, la figlioletta.
Se donna volete che sia, io, al Quirinale, vorrei una donna così. Che la vedi e ti soggioga, come ha soggiogato il monatto, che certamente non era uno dalla commozione facile.
Non mi piace si dica «donna con le palle anche davanti alla morte», perché noi donne non abbiamo bisogno di nulla che non abbiamo già ricevuto in dono alla nascita. Non ne ha avuto bisogno nemmeno lei: era così stra-ordinaria perché donna. Donna-donna. E come lei tante, da che mondo è mondo.
Donne che accolgono la propria e l’altrui vita, e ne hanno cura fino alla fine. Che ne riconoscono la dignità e la sacralità e sanno testimoniarla con i fatti, più ancora che con le parole.
La madre di Cecilia commuove ora, come ha commosso ogni generazione di lettori, dall’Ottocento ad oggi, e sapete perché? Ne parlavamo stamattina in classe. Perché tutti, in fondo, siamo Cecilia, e il cuore lo sa chi vuole accanto nella vita. Chi vorrebbe accanto nel momento della sofferenza, del dolore. Il cuore lo sa di chi si può fidare.
Ecco perché questo personaggio stra-ordinario dei Promessi Sposi non ha bisogno di un nome: perché è “relazione”: rapporto tra un “io” e un “tu”. Perché, in lei, sono raccontate ed esaltate tutte le donne che vivono a pieno il dono della femminilità, esprimendo il loro materno senso di accoglienza. Madri biologiche, ma certamente non solo loro.
Se, al Colle, volete una donna, io dico la mia. Che sia come la madre di Cecilia. Una donna-donna.
Serve ancora che dica perché, al Quirinale, Emma Bonino proprio non ci può stare?

Chi è veramente Emma Bonino


di don Salvatore Lazzara
Emma, la donna  giusta per il Quirinale. Emma for president. Emma l’infaticabile operatrice umanitaria, l’unanimemente elogiato commissario europeo per gli aiuti a chi soffre, specialmente donne e bambini: “le vittime innocenti”, secondo la retorica giornalistica.  Nessuno si ricorda più di un’altra Emma. E di altre donne, e di altri bambini. Anche perché quei bambini non ci sono e non ci potranno essere mai più. Se ogni politico nasconde qualche scheletro nell’armadio, Emma Bonino cela un cimitero di 10 mila bambini non nati e da lei spesso personalmente eliminati con una indifferenza orgogliosa e agghiacciante. Negli anni ’74-75, quelli in cui infiamma la battaglia che poterà alla legge 194, la Bonino diviene con Adele Faccio una leader di quella che ancora oggi Marco Pannella chiama una “battaglia per i diritti civili”. Soprattutto, fonda il Cisa e si fa promotrice dell’aborto “per aspirazione”, alternativa pratica ed economica ai “cucchiai d’oro”, cioè agli infami interventi compiuti – fuorilegge ma dietro prezzolatissima parcella – da alcuni medici o praticono nostrani. Quello mostrato dalla foto è proprio un intervento di quel tipo, eseguito con la pompa di bicicletta davanti al fotografo al quale la giovane e bella militante rivolge il suo sorriso.
Il metodo è chiamato Karman e normalmente viene eseguito con un aspiratore elettrico, che però costa “un mucchio di quattrini e poi pesa a trasportarlo nelle case per fare aborti nelle case”. Così spiega la deputata radicale alla giornalista Neera Fallaci di Oggi, mostrando gli oggetti accanto a lei (a sinistra nella foto), bastano una pompa da bicicletta, un dilatatore di plastica e un vaso dentro cui si fa il vuoto e in cui finisce “il contenuto dell’utero”. Un kit per il fai-da-te, come oggi usano fare le iper-femministe per ingravidarsi da sole. “Io – spiega Emma – uso un barattolo da un chilo che aveva contenuto della marmellata. Alle donne non importa nulla che io non usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari, anzi è un buon motivo per farsi quattro risate”. Un’allegra scampagnata: “L’essenziale per le donne è fare l’aborto senza pericolo e senza soffrire, non sentirsi sole e angosciate”. 
Già perché mai? “Entro il secondo mese non ci sono problemi: si può fare il self-help, l’auto assistenza, un discorso rivoluzionario delle femministe francesi e italiane. Dopo il secondo mese mandiamo le donne a Londra”. La Bonino, oltre a essersi sottoposta a un aborto clandestino, tramite il Cisa nel 1975 ha eseguito in Italia e a Londra, in dieci mesi, 10.141 aborti. Cioè diecimila omicidi, secondo la legge vigente all’epoca. A parte che anche altri leggi sindacali vengono infrante comunemente dai consultori boniniani: “Per le militanti che lavorano a tempo pieno il rimborso spese è di 150 mila lire al mese senza contributi né ferie: d’agosto chi non lavora non prende una lira”. Per non parlare poi dell’apologia di reato, “nessuno ci ha denunciato, eppure abbiamo tenuto anche una conferenza stampa. Come se dei ladri venissero a dire: abbiamo fatto tot rapine, l’anno prossimo ne faremo il doppio”, e delle minacce: “Come farebbero a processarci tutte? E le reazioni della piazza?”. Una denuncia, però alla Bonino arriva, per associazione e istigazione a delinquere, e finisce in prigione un paio di settimane. Quando i radicali chiamano la battaglia per la legalizzazione dell’aborto una lotta “per i diritti civili” dimenticano di dire che le 800 mila firme da loro raccolte propedeuticamente alla 194 erano per l’abrogazione delle disposizioni fasciste “sulla difesa della razza” e non solo contro il divieto di abortire.
Così come la sentenza della Corte costituzionale che spianò la strada alla legge parlava soltanto di “non equivalenza” tra diritto alla salute e alla vita dell’embrione e della madre, un principio secondo cui si potrebbe semmai sostenere il diritto a interrompere la gravidanza in caso di pericolo reale per quest’ultima e non – com’è secondo la norma approvata – per qualsiasi motivazione.
 
 

venerdì 5 aprile 2013

No Emma Bonino Presidente

Il libro che svela tutto
Una cosca politica priva di scrupoli e scrupoli vorrebbe che la radicale Emma Bonino diventasse, il 18 aprile 2013, presidente della repubblica italiana. Il Comitato NO Emma Bonino Presidente agisce per far conoscere chi e che razza di persona sia questa paladina dell'omosessualità, dell'aborto, della droga libera, dell'eutanasia e della dissoluzione di tutti i valori di umanità e civiltà di cui l'Italia è portatrice da millenni. Il nostro Comitato si fa promotore dell'informazione in primis di tutti i deputati e senatori italiani e poi di tutti i cittadini onesti tramite innanzitutto il coraggioso testo dell'ex tesoriere dei radicali Danilo Quinto "Emma Bonino dagli aborti al Quirinale?". La rivoluzione permanente dei radicali non esprime la cultura, la civiltà e il sentire del popolo italiano. Emma Bonino con il suo guru Marco Pannella e gregari non ci devono essere più inflitti ma devono ritornare a quel nulla cui li hanno condannati le elezioni.
Chiediamo il sostegno per questa battaglia di civiltà, di moralità e di futuro per i nostri figli e nipoti. Per sostenere l'invio di una copia del libro che svela le losche trame di chi vuole Bonino alla più alta carica italiana ad ogni deputato e senatore fai la tua donazione con carta di credito schiacciando il bottone qui sotto o direttamente al sito dell'editore all'url http://www.lavocedidoncamillo.com/2013/04/emma-for-never.html